Sindaco di Milano
Giuliano Pisapia è nato a Milano, il 20 maggio del 1949 città che ama e nella quale ha sempre vissuto.
È laureato in Scienze politiche e Giurisprudenza. Negli anni dell’università ha lavorato come educatore al carcere minorile Beccaria, come operaio in un’industria chimica e come impiegato in banca. Solo a trent’anni ha cominciato a fare
l’avvocato. Il lavoro di penalista lo ha portato a contatto con le ingiustizie, le disuguaglianze, la mancanza di diritti. Ha seguito, insieme al suo studio, molti tra i processi più importanti di questi ultimi anni. Ma ha anche continuato a seguire i casi minori, quelli che riguardano la gente comune e che non fi niscono sulle prime pagine dei giornali. Proprio partendo da questo ha deciso di mettere la sua esperienza a disposizione della città.
Per Giuliano Pisapia la politica è soprattutto servizio.
Dalla politica intesa come impegno volontario alla politica nelle istituzioni: il suo impegno sulla città lo ha portato, nel 1996, ad essere eletto deputato come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. In quella legislatura è stato presidente della commissione giustizia della Camera dei deputati. Nel 2001 è stato rieletto deputato ed è stato presidente del Comitato carceri. Per la coalizione di centrosinistra, alla vigilia delle elezioni del 2006, ha coordinato il gruppo che ha preparato il programma per la giustizia. Nel 2009 è stato chiamato a presiedere la Commissione ministeriale per la riforma del codice penale.
Sindaco di Milano dal 1 giugno 2011.
L’Europa, Milano e l’irrinunciabilità della Pace
Science for Peace torna a Milano per la sua quinta edizione con un tema di grande attualità e interesse, quello del rilancio del progetto di unifi cazione e integrazione europea. Un processo che bisogna accelerare superando ostacoli e diffi denze che rischiano di farci fare passi indietro: dalla crisi economica che coinvolge tutta l’Europa, al tentativo di affermarsi di tendenze autoritarie e xenofobe in alcuni stati membri; dalla diffi coltà di condividere una politica estera in grado di affrontare e gestire le crisi internazionali, a partire da quelle dell’area mediterranea ai diversi modelli costituzionali e istituzionali.
Per questo è sempre più indispensabile avviare un serio e profondo ripensamento del ruolo della Comunità Europea, sia sul piano della sua proiezione internazionale che su quella della ridefi nizione del rapporto tra Stati nazionali e Istituzioni
comunitarie.
Occorre un cambio di passo per realizzare quel grande progetto unitario in cui avevano creduto i padri fondatori dell’Unione, da Spinelli ad Adenauer e in cui continua a credere e sperare la maggior parte degli italiani e dei cittadini europei.
L’Europa deve assumere piena dignità politica; deve diventare fi nalmente il luogo dell’espressione e della realizzazione della volontà dei popoli, quella casa comune dove il perseguimento dell’interesse collettivo e l’impegno su temi che riguardano il futuro del pianeta - dalla pace alla lotta alla fame, dalla tutela dei diritti all’equilibrio tra poteri legislativi, esecutivi e giudiziari - pongano fi ne al primato della fi nanza e dei mercati.
L’Europa del resto, quando riesce ad affermarsi come soggetto politico, dimostra di possedere tutte le potenzialità e le energia per essere un modello di democrazia e di crescita civile in grado di indicare al Mondo una via nuova e percorribile per un futuro di pace e di giustizia: si pensi, ad esempio, al riconoscimento avuto con il Premio Nobel per la Pace del 2012 o all’impegno determinante della Comunità per la ratifi ca del Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali.
Questa è l’Europa che ci piace e di cui ci sentiamo cittadini. L’Europa come strumento di pace e di progresso sociale che Science for Peace mette oggi al centro del dibattito nella nostra città, ancora una volta crocevia internazionale nei campi della ricerca, dell’innovazione e della buona politica. Come nelle edizioni precedenti, Science for Peace ribadisce e sottolinea l’importanza della scienza come fattore decisivo di sviluppo e di dialogo per la pace nel Mondo: è la stessa impostazione che vogliamo diventi il tratto distintivo di Expo 2015, un evento che, insieme, trasformeremo in un laboratorio internazionale per la diffusione della conoscenza e delle buone pratiche sui temi dell’alimentazione e dello sviluppo sostenibile quali presupposti irrinunciabili per il superamento delle guerre e dei contrasti tra popoli e tra nazioni.