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Fu l’intuizione di Umberto Veronesi. Così è nato il movimento Science for Peace

30 ottobre 2019

Annamaria Parola, Responsabile Relazioni Istituzionali e Progetti Internazionali, Fondazione Umberto Veronesi

Era il giugno 2008. Nonostante il caldo afoso di Milano, avevo le mani gelate: per la prima volta stavo per incontrare Umberto Veronesi. Il Professore per me non era tanto uno dei padri dell’oncologia a livello internazionale. Era semplicemente il medico più famoso d’Italia e, da poco tempo, era diventato anche il mio capo.
 
Avevo infatti iniziato a lavorare per la Fondazione che portava il suo nome. La Direttrice generale, Monica Ramaioli, era stata da lui convocata con una certa urgenza per parlare di un nuovo grande progetto sulla pace. Ci presentammo all’appuntamento con curiosità: non era infatti immediato il legame tra la pace e le attività di una fondazione che si occupa di sostegno alla ricerca e di diffusione della cultura scientifica. 
 
Incontrai un uomo che mi colpì per il sorriso affabile e aperto, e per lo sguardo scintillante di intelligenza e di vita. Ci parlò della volontà di lanciare un nuovo e importante progetto guidato dalla comunità scientifica internazionale che si occupasse, con metodo scientifico, dei grandi problemi dell’umanità - tra cui l’accesso all’acqua, cibo, cure, educazione, fonti energetiche sostenibili; disuguaglianze socio-economiche, grandi malattie, diritti civili - e avanzasse soluzioni concrete per il loro superamento.
 
Per lui era tempo che la scienza e la ricerca uscissero dai laboratori e si ponessero al servizio della società per affrontare con rigore, creatività e indipendenza le grandi sfide sia in campo medico che in campo sociale. C’era urgenza e passione in questa sua visione che affidava all’uomo di scienza un forte ruolo civile e una grande responsabilità civica. Fallite le ideologie, riemersi i fanatismi religiosi e i nazionalismi, spettava agli scienziati scendere in campo e occuparsi dell’uomo nella sua totalità e complessità. Nacque così il progetto di Science for Peace che nel giro di pochi mesi ottenne con inaspettata facilità l’adesione di oltre 20 Premi Nobel, decine di centinaia di scienziati, e numerosi intellettuali, artisti e rappresentanti della politica.
 
Quello che a noi era parso un progetto un po’ utopistico aveva in realtà intercettato un bisogno sociale profondo, era frutto di una mente illuminata, che, come sempre accade, quando nasce spaventa le menti “normali” perché non ancora mature ad accoglierne la portata riformatrice. Criticata la torre d’avorio degli uomini di scienza, l’agorà diventava il luogo di lavoro e confronto quotidiano degli scienziati. Tra ricercatori poi non è difficile intendersi perché si parla un linguaggio universale che va al di là di credenze, opinioni, confini, e pone al centro dell’indagine il bene comune
 
In 11 anni, il progetto ha riunito annualmente nella sua Conferenza mondiale (quest’anno 15 e 16 novembre, Università Bocconi) personalità di grande calibro del mondo della scienza e della cultura per parlare di temi di grande attualità e fra loro molto diversi: dialogo interreligioso, traffico di esseri umani, investimenti militari, migrazioni, disuguaglianze globali, post-verità... 
 
Il tema di quest’anno sarebbe piaciuto moltissimo al nostro fondatore: per un uomo insaziabile di conoscenza e cultura, interessato più alle motivazioni che alle conseguenze dei comportamenti umani, “il fascino pericoloso dell’ignoranza” avrebbe certamente rappresentato uno stimolo irresistibile.
 
Umberto Veronesi ha avuto il grande merito di capire e impegnarsi in prima linea affinché il male e la paura non avessero l’ultima parola, contrapponendo ad esse uno strepitoso mix di curiosità, rigore e umanità: la ricetta migliore contro ogni forma di ignoranza.

Annamaria Parola, Responsabile Relazioni Istituzionali e Progetti Internazionali, Fondazione Umberto Veronesi

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