Competenza e esperti, tecnici e capacità, cose un tempo apprezzate, oggi osteggiate e quasi vilipese. Perché?
Un tempo il politichese voleva dire frasi e discorsi complessi e astrusi, comprensibili a pochi, tribune politiche dialettiche, politici filosofi, ideologhi e sognatori, democrazia rappresentativa con completa delega. Oggi discorsi e frasi semplici ripetute mille volte e riecheggiate dai social, il mondo dei 140 caratteri, gli slogan semplicistici, veri o falsi non importa, l'odio per la delega e i rappresentanti lontani. Perché?
Una risposta quasi banale e fatalista a tutte queste domande può trovarsi nel cambiamento tecnologico: i social media e social networks riducono la distanza e al contempo creano il desiderio e la possibilità di raggiungere una audience più grande, e quindi i messaggi semplici sembrano pagare di più. Tutti o quasi hanno un telefono e possono essere raggiunti da uno slogan. Ma la tecnologia non cambia da sola, il boom dei twitts in politica è una scelta strategica, un nuovo equilibrio, e non un mutamento tecnologico come l'invenzione della ruota. Quindi molti dei perché rimangono. Inoltre la tecnologia permetterebbe anche maggiori approfondimenti, anziché meno, perché ad ogni frase di ogni articolo o anche di un twitt si possono connettere links, e da quei links si può andare ad altri links, e approfondire quanto si vuole. Quindi la risposta quasi banale e fatalista è risposta insufficiente.
La risposta che propongo è una risposta da economista: siamo in un nuovo equilibrio, l'equilibrio populista, dove sia la domanda che l'offerta di sapere sono strategicamente basse. La domanda di sapere è bassa perché la cosa che preme di più all'elettore sfiduciato e confuso dalla stagnazione e dall'insicurezza economica è vedere delle prospettive chiare, delle ricette semplici e non basate su troppe concomitanze e contingenze complesse, la famosa frase bruttissima "senza se e senza ma". A costo di chiudere gli occhi e gli orecchi sui caveat, sui costi futuri, sui rischi, vince l'attrattiva delle semplici idee che producano qualche tangibile risultato nell'immediato, come qualche euro in più in busta paga punto e chiuso, o qualche chiara politica di protezione dalle minacce percepite, immigrazione e cinesi. E l'offerta politica di sapere è altrettanto bassa perche' in primis si risponde strategicamente a quello che la gente sembra volere, offerta guidata dalla domanda, rinuncia alla leadership delle idee, dove l'offerta di idee e conoscenza mirava a convincere, a spiegare. C'è di più dal lato dell'offerta: una volta deciso di seguire una politica di offerta "populista", cioé interamente rivolta ad offrire protezione nell'immediato a costo di rischi, costi futuri, violazione di norme internazionali, etc., diventa anche razionale aggiungere una strategia di offuscamento delle verità e istigazione del dubbio sul sapere proposto da altri. Così il costo di provare a fare il politico illuminato diventa altissimo, perché non solo la gente sembra
non volerlo, ma la probabilità di convincere viene strategicamente sporcata da colui o colei che ha già deciso di spingere sul semplicismo ignorante. Se la strategia dell'ignoranza vuol vincere deve infangare la strategia della presunta conoscenza. Quindi di nuovo twitter non è una tecnologia che ci ha cambiato, è una tecnologia che è stato deciso di usare al massimo nel nuovo equilibrio populista dove non si vuole che l'elettore trovi facile distinguere la verità, si vuole che il discernimento sia ulteriormente complicato, così che l'ignoranza possa essere ulteriormente scelta.
Come se ne esce? In passato quando l'ignoranza strategica ha portato qualcuno al potere sono stati gli errori commessi e i grossi costi esperiti a far rimbalzare la società e la politica di nuovo nella delega alle competenze. Il rischio è però che se gli errori commessi dagli ignoranti sono troppo grossi poi diventi ancora più difficile per i competenti e onesti ricercatori di soluzioni trovarle davvero, dando adito subito dopo ad un'altra ondata di sfiducia. L'America latina è piena di esempi di queste dinamiche, senza che ci sia stato bisogno di tecnologie diverse.
C'è una via d'uscita migliore? Spacchettare domanda e offerta: riconoscere come legittima la richiesta di risposte immediate e semplici quando possibile cercando di
offrire soluzioni comprensibili ma non ignoranti. Se si riconosce che la diseuguaglianza e la povertà non sono facili da eliminare si può però riconoscere e mettere al centro la legittimità di ridurle, e si mette al centro della politica la lotta contro l'evasione, la lotta contro le multinazionali che non pagano tasse, la lotta contro le rendite, la lotta per il lavoro dignitoso, e si rivendica il
riconoscimento delle competenze necessarie per affrontare queste grandi sfide.
Massimo Morelli sarà tra i relatori della prima giornata di S4P 2019